Archivio di ottobre 2013

Gala des étoiles al Geox di Padova

venerdì 11 ottobre 2013

E’ stato assai confortante per noi assistere domenica pomeriggio al Gran galà di stelle al teatro Geox di Padova. Una realtà quella del Festival padovano di danza giunta ormai alla sua decima edizione. Un’iniziativa concreta e positiva che meriterebbe una conoscenza e un prestigio ben superiore a quella che ha attualmente, anche perché capace di attrarre a teatro e avvicinare al meraviglioso mondo della danza la fascia dei giovanissimi e dei giovani.  Difficilmente essi si avvicinano ormai al cinema e all’opera, che sentono sempre più lontane, abituati ormai a confrontarsi solo con il mondo di internet della realtà virtuale. Un programma classico quello di Padova che accostava i più accademici passi a due come quello dal secondo atto del Lago dei cigni o l’assolo della Morte del cigno di Saint-Saens a coreografie più contemporanee come Arepo di Maurice Béjart . Assai lirica era Ludmila Pagliero nei Preludi, iniziale insieme a Alessio Carbone. Qualche imperfezione nell’impegnativo pas de deux del Cigno bianco da parte di Laura Ecquet mentre assai azzeccato per freschezza e slancio il pas de deux della Silfide con Marion Barbeau e Axel Ibot. La Morte del cigno di Isabelle Ciaravola si è dimostrata assai personale e contemporanea nel gioco di braccia spezzate. Non perfettamente legata alla musica è apparsa la coreografia di Martinez per Scarlatti pas de deux pur nella bella interpretazione di Charline Giezendannere e Marc Moreau . Splendida chiusura della prima parte con Alessio Carbone nel persuasivo e celebre Arepo del grande Béjart. Non ci ha molto soddisfatto invece Adagietto nella strascicata coreografia di O. Araiz nella seconda parte, mentre pregnante e suggestiva è stata Thais su musica di Massenet e assai convincente la chiusura con Arlesienne interpretata da Isabelle Ciaravola e Alessio Carbone. Un programma che alcuni colleghi critici definirebbero senz’altro” popolare” ma che a ragione avvicina il grande pubblico all’affascinante mondo della grande danza molto più di tante cervellotiche coreografie intellettualistiche e noiose. Interessante è stata poi la conversazione finale fra Alessio e Giuseppe Carbone, padre e figlio a confronto: due generazioni e due mondi con punti in comune e divergenze. Grande successo per tutti.

Bieito’s Carmen alla Fenice

venerdì 11 ottobre 2013

 A Calixto Bieito , enfant terrible della regia internazionale, vanno attribuiti diversi meriti. In primis quello di non avere timore nell’esagerare negli eccessi e nel lanciarsi in provocazioni di ogni tipo . Il fatto è che oggi a teatro se ne sono viste un pò di tutti i colori, per cui ciò che qualche anno fa sconvolgeva i bepensanti e non, finisce per non turbare quasi più nessuno. In questa Carmen veneziana frutto della coproduzione di diversi teatri fra cui il Liceu di Barcellona, Bieito non vuole solo attualizzare appieno l’azione, ma trasferirla in un vero e proprio accampamento di moderni zingari con tanto di Mercedes e cabina telefonica. Nella musica di Bizet vi è una sorta di Spagna vissuta con occhio e gusto talmente francese che è assai difficile se non impossibile dimenticarsene. Il fascino di questa musica si impadronisce di noi come la stessa Carmen prende possesso dei suoi amanti per non lasciarli più liberi. Eleganza dell’orchestrazione, ricchezza di colori oltre che resa drammatica e genuinità dell’ispirazione, la fanno risultare in diversi sondaggi, l’opera più popolare in assoluto anche nel belpaese culla del bel canto. Nella versione veneziana era presente un’accurata recitazione priva di quella gestualità banale vecchio stile, ma assai ben realizzata nei movimenti non solo dei solisti ma anche del coro stesso. Avremmo voluto trovare nell’interpretazione di Diego Matheuz una maggior resa di quella tavolozza coloristica e drammatica che la partitura richiede. Caterina Giotas è stata una Carmen più convincente sul piano attoriale che su quello vocale, in possesso di un timbro affatto seducente ma anche di un carisma scenico per niente trascurabile. Al contrario Stefano Secco Don Josè è apparso scenicamente poco fascinoso e vocalmente piuttosto debole. Note più favorevoli per Escamillo di Alex Vinogradov corretto vocalmente. Micaela era una discreta Ekaterina Bakanova.Teatro esaurito e gran successo per la replica del 29 settembre.