Archivio di dicembre 2022

Falstaff inaugura la Fenice

martedì 6 dicembre 2022

Falstaff non è certo la più famosa fra le opere verdiane, ma rappresenta forse il testamento spirituale del cigno di Busseto. In questi periodi tristi per non dire tragici è emblematico dunque che il teatro alla Fenice voglia inaugurare la stagione con un titolo insolito. Falstaff mancava dalla Fenice dai tempi della chiusura del teatro e fu rappresentato l’ultima volta nel famoso tendone del Tronchetto. Ciò che a nostro parere deve aver spinto il teatro a orientarsi verso la narrazione delle avventure delle allegre comari di Windsor, deve essere stata la decisione del maestro Chung di debuttare con quest’opera. Era lui infatti il vero protagonista al quale possiamo attribuire uno fra i migliori complimenti che un vecchio ascoltatore come chi scrive possa tributare: una luce nuova su quest’opera in particolare nell’uso della parola mai casuale ma sempre accurata e precisa. Dizione , colori sfumature e fraseggio mai forzati, hanno reso la comprensione del testo parte fondamentale della lettura del capolavoro verdiano. Nella visione di Chung ha convinto anche l’eleganza e la morbidezza della linea, lontana da quella secchezza nevrotica di certi direttori che privilegiano il lato moderno di questa impegnativa partitura. La regia di Adrian Noble, ambientata in un teatro elisabettiano non è fra quelle che turbano il pubblico e la critica nè positivamente nè negativamente.  Non si tratta infatti di una regia che vuol far parlare di sè. Allo stato attuale delle cose già un bel traguardo. Non è neppure vecchia e banale come si potrebbe pensare, una regia che non calca la mano sui personaggi che mai resi farseschi, ma piuttosto si concentra come è giusto sulle situazioni comiche. Il cast era capitanato da Nicola Alaimo che ci consegnava un protagonista non sopra le righe. Vladimir Stoyanov conferiva al centrale personaggio di Ford buona affidabilità nella dizione precisa. Il quartetto delle donne vedeva nella Meg di Veronica Simeoni e nella Alice di Selene Zanetti il proprio acme . Si difendevano anche Quickly di Sara Mingardo e Caterina Sala come Nannetta agile e precisa. Ma se la commedia verdiana non permette a nessuno di strafare nel protagonismo, l’ottimo livello della produzione si constatava anche nelle parti cosiddette minori che però minori non sono. Bardolfo, Pistola, Cajus e ultimo ma non ultimo il Fenton di René Barbera. Grande successo per uno spettacolo curato nei particolari non casuali.