Archivio di agosto 2018

Barbiere al ROF

giovedì 16 agosto 2018

Per molti anni il Barbiere di Siviglia è stato il simbolo di ciò che il Rossini Opera Festival aveva sempre voluto combattere : le incrostazioni veristiche antibelcantistiche, l’aspetto macchiett stico,una comicità volgare e esagerata che allontanava dall’originale partitura musicale. Nel belcanto Rossini trova infatti le sue radici più profonde, inoltre a Pesaro si voleva recuperare il Rossini serio quanto di più lontano si potesse immaginare dai lazzi e frizzi di certe libertà parossistiche prese da cantanti di impostazione veristizzeggiante,che alcuni direttori facevano finta di ignorare. Inoltre le precedenti edizioni del Barbiere andate in scena a Pesaro non avevano soddisfatto per altri motivi. Sarà forse per questo che si è ritenuto di affidare al decano Pier Luigi Pizzi la realizzazione di un Barbiere che non possiamo non definire antologico. L’anziano ma sempre valente regista ha infatti affilato le unghie con un allestimento pulito, essenziale e affatto banale. Un fondamentale alternarsi di bianco e nero con costumi eleganti e mai esagerati. Si preferiva affidare la comicità alle situazioni piuttosto che a personaggi macchiettistici da commedia dell’arte come troppo spesso abbiamo potuto tristemente vedere in tanti anni di militanza critica. Partendo da un elegantissimo Maxim Mironov nel ruolo di Almaviva restituito al suo ruolo protagonistico principale in un mirabolante succedersi di belcantismo e di eleganza stilistica, accompagnati da nobile presenza scenica. Vera sorpresa è venuta poi da Davide Luciano un Figaro di assoluta eccezione, non solo nella bellezza del timbro e nella varietà del fraseggio ma nella naturale irruenza giovanile sempre congiunta a un colto rispetto stilistico del canto. Pietro Spagnoli ha ritagliato da par suo un Bartolo di rilievo antologico, paragonabile a quello di molti grandi del passato sia per eleganza purezza di stile e linea vocale agilissima come pochi altri. Aya Wakizono pur non in possesso di un timbro ammaliatore si destreggiava con grande sicurezza nella ardita parte di Rosina banco di prova per molti mezzosoprani.Discreto era poi il Basilio di Daniele Antonangeli. Berta era affidata a una decana come Elena Zilio che ben sapeva trasformare i limiti vocali di uno strumento verso il tramonto,nel migliori dei modi. La direzione di Yves Abel metteva in evidenza le arditezze della partitura rossiniana senza certi protagonismi di bacchette troppo note. Trionfo finale per tutti alla prova generale.

Ricciardo al ROF

martedì 14 agosto 2018

Nell’ormai scarno programma festivaliero italiano il Rof continua a splendere di luce propria. Ricciardo e Zoraide che ricordiamo nella splendida produzione firmata da Luca Ronconi e interpretata da una sfavillante June Anderson al fianco di Bruce Ford viene affrontata quest’anno in una nuova produzione firmata dal canadese Marshall Pynkovski . La direzione di Giacomo Sagripanti e un cast ragguardevole hanno permesso ancora una volta al grande festival di far rivivere il genio del cigno pesarese. Il libretto di Francesco Berio di Salsa che supportò la prima al San Carlo napoletano del 1818 è fra i più farraginosi che si possano ricordare. La musica di Rossini ebbe però tale successo che l’opera fu rappresentata a lungo e con grandi trionfi nell’800. Alcune soluzioni musicali anticipano addirittura il grande Vincenzo Bellini nei Capuleti. Certo i molti recitativi non sempre sono significativi abituati come Rossini ci, ha a una vena melodica inesauribile. L’allestimento di Pynkovski non è così l’asso nella manica di questo prezioso repechage . Il regista ci pone davanti a un’ unica scena che può ricordare un grande e moderno tendone da circo dove i preziosi costumi di Michele Gianfrancesco fanno la parte del leone. Non sembra crederci molto Pynkoski in questa storia d’amore fra i due protagonisti che come raramente succede nel mondo operistico vedono coronato il loro sogno amoroso con un finale non fra i più riusciti del pesarese. La recitazione non è rimarchevole, ma soprattutto lascia spazio a una suite di danze che se non risultano fastidiose in quanto ben musicali, appaiono gratuite e ripetitive nel contesto musicale del dramma. A sostenere il tutto si trovava così la direzione acuta di Giacomo Sagripanti che riesce ad evidenziare i migliori aspetti di una partitura complessa ma non avara di fascinosi chiaroscuri. In primis i tre tenori fra cui l’Ernesto di Xabier Anduaga che pur in un ruolo da comprimario, prospetta un futuro tenorile di prima grandezza per morbidezza di timbro ampiezza di registro e fascino stilistico. Juan Diego Florez che riconoscemmo fra i primissimi a partire dal debutto, continua a conservare la malia di una voce dolce ed insieme agilissima priva di qualsivoglia incrinatura. Ma la vera conferma tenorile è venuta dall’Agorante di Sergey Romanovsky il quale sulla tessitura baritenorile riservata a Nozzari, cesella una prova fra le migliori dell’ultima Rossini Renaissance ,abbinata a una presenza scenica ammaliante. Pretty Yende si distingueva da par sua in una Zoraide dolce e charmante oltre che tecnicamente ferratissima. Anche Victoria Yarovaya aveva al suo arco un timbro brunito e una eleganza vocale non indifferente. Buono anche Ircano di Nicola Ulivieri. Trionfo finale alla prova generale.

Rinaldo in Valle d’Itria

martedì 7 agosto 2018

Il capolavoro handeliano Rinaldo godette di una applauditissima edizione napoletana approntata espressamente per la Napoli del 1711 protagonista il castrato Nicolini . Una moderna lezione, se ci è concesso, a certi direttori d’orchestra moderni che sembrano dimenticare l’importanza che veniva data dagli stessi compositori ai grandi cantanti, vere star dell’epoca. Oggi non ci stancheremo mai di dirlo,, le vere star non sono più i cantanti ma i registi, per cui si va a vedere non il Rinaldo di Handel ma in questo caso quello di Giorgio Sangati. A dire il vero una regia che non disturba in questo caso anche perchè nella maggior parte del tempo latita . Al di là di un ‘ambientazione moderna dove i protagonisti sono imprestati dal contemporaneo ambiente del rock in lotta fra di loro. Sangati non ha timore di introdurre all’inizio una bambina e prima di ogni atto due buoni attori, atti a caratterizzare ancora una volta l’ambientazione napoletana. Il fatto è che manca completamente il gusto della sorpres,a dell’imprevedibilità tipica dell’opera barocca capace di stupire piuttosto che di ricordare la realtà contemporanea. Da parte sua vera protagonista diverrebbe così la compagine orchestrale della Scintilla che dà una lezione di stile e di eleganza non solo con l’uso degli strumenti antichi ma anche con l’attinenza stilistica. Manca alla direzione di Luisi quel senso di abbandono elegiaco e del rubato che nel barocco trovano una delle chiavi di elezione. Non vi è cosi’ quell’inevitabile tensione che sempre è da ricercare in un ‘esecuzione dal vivo, dove alla levigatezza della perfezione di una sala d’incisione è da preferire l’emozione della realtà scenica. Per quanto riguarda gli inserimenti musicali da parte dell’italiano Leonardo Leo lo stile esecutivo è stato perfettamente integrato con quello handeliano. Sul piano vocale particolare apprezzamento dobbiamo tributare a Teresa Iervolino nei panni di Rinaldo che non faceva scenicamente invidiare alcuni controtenori moderni . Anche il piglio scenico di Carmela Remigio nella parte di Armida convinceva pienamente. Non lo stesso possiamo dire del Goffredo di Francisco Fernandez Rueda assai poco splendente. Loriana Castellano erauna decorosa Almirena. Grande successo ed affluenza di pubblico alla prima del 28 luglio a Martina Franca.