Archivio di settembre 2012

Zaira a Palazzo Ducale

mercoledì 5 settembre 2012

Nell’ambito della Bellini renaissance Zaira occupa indubbiamente un posto non di primissimo piano , essendo stata rappresentata in epoca moderna quasi esclusivamente a Catania. Messa in scena a Parma nel 1829 per la prima volta e concepita per  Henriette  Méric – Lalande. Stessa interprete, guarda caso della Imogene del  Pirata e dell’Alaide di Straniera. Se non fosse  per  Maria Callas che riportò il Pirata sulle scene moderne e Renata Scotto a sua volta storica Alaide nella Straniera, potremmo dire  che i due titoli sono fra i più dimenticati dell’intero catalogo belliniano. Ma oggi, si sa, le primedonne sono in secondo piano e i registi  hanno carta bianca anche perché il tema principale di uno spettacolo è e rimane la regia. Martina Franca con il suo festival non fa eccezione e Rosetta Cucchi , vera donna di teatro neppure. La sua ambientazione contemporanea   ella storia di una schiava fattasi musulmana per amore e riconvertita al cristianesimo una volta ritrovato il padre è quanto di più stuzzicante  per un regista contemporaneo. Un po’ come nel Moise et Pharaon pesarese, neanche a farlo apposta la struttura registica era molto simile con i due piani diversi dell’azione.  Anche qui come a Pesaro il pubblico si divideva in due parti , quelli a favore e quelli contro in maniera più o meno evidente. Da parte nostra diremo che se la Cucchi ha fatto indubbiamente un buon lavoro forse si sarebbe anche potuta lasciar scorrere l’azione nella sua originale semplicità senza complicarla. Il cast piuttosto omogeneo nel suo insieme si destreggiava con la direzione di Giacomo Sagripanti che pur con dignitosa professionalità, mancava di quel rapinoso trasporto e di quell’abbandono che vedono  un cardine fondamentale in Bellini. Saioa Hernandez canta bene ma timbro e personalità non appaiono tali da giustificare un ruolo così centrale. Più interessante la figura tenorile del Corasmino di Enea Scala. Simone Alberghini si dimostra un Sicuro Orosmane. Buona la prova dell’Orchestra Internazionale d’Italia, meno quella del Coro Lirico Terre Verdiane.