NYC Ballet a Trieste
lunedì 19 dicembre 2011Se New York è la città della danza, è indubbio che il suo principale corpo di ballo è il New York City Ballet. Creato molti anni orsono da George Balanchine fu fatto conoscere in Italia dalla mai dimenticata rassegna chiamata Maratona d’estate. La preparazione di Vittoria Ottolenghi, decana dei critici di danza illustrava approfonditamente i percorsi della compagnia di George Balanchine. Il massimo coreografo di origine russa ma naturalizzato americano ormai da diversi anni è oggi ritenuto classico mentre appariva allora come un fondamentale creatore di danza astratta Il Rossetti di Trieste in una sala affollatissima ha presentato un programma di tutto rispetto, anche se con pochi danzatori, sette principals andati in scena il 26 ottobre in una serata che saranno in molti a ricordare. Apollo Musagète, celeberrimo biglietto da visita di Balanchine, ha aperto una serata che è andata in crescendo. Gonzalo Garcia il protagonista maschile non ci è sembrato incarnare in particolar modo quella bellezza cosiddetta apollinea che è insita nel ruolo. Indubbiamente più convincente è stato il passo a due Diamonds nella bella linea di Sara Mearns e Tyler Angle. Protagonisti del celeberrimo Stars and Stripes su musica di Sousa Ashley Bouder e Amar Ramsar. Five Variations on a thème era poi il piacevole pezzo su musica di Bach dove l’agile e veloce Joaquin de Luz si esprimeva nelle note variazioni in cui non possiamo dimenticare il celeberrimo Baryshnikov . Suggestivo è stato poi After the rain di Christopher Wheeldon che seguendo l’impostazione balanchiniana ha costruito una plastica concatenazione coreografica. Il clou della serata è stato indubbiamente Who cares? Un omaggio di Balanchine a George Gershwin distribuito in otto pezzi in un susseguirsi incessante di assoli e passi a due. Qui stava la vera cifra coreografica ma soprattutto il vero mood di questo corpo di ballo che non appare più come “contemporaneo” ma ormai classico che più classico non si può proprio nella sua astrattezza. La grande atmosfera newyorkese di Broadway, quell’indescrivibile feeling cittadino che ti fa sentire al centro del mondo e apparire unico tutto ciò che lì avviene. Ecco il New York City Ballet non è più dicevamo la contemporaneità, ma è diventato il classico per eccellenza, la pura rarefatta danza classica quella che non ha bisogno di scene, di costumi, di trame fantasiose, ma che è la sola vera danza pura. Il tutto eseguito nel modo più disinvolto, elegante e apparentemente spensierato, come solo Balanchine sapeva ispirare. Grande successo di pubblico nell’unica serata triestina.