Archivio di maggio 2017

Sonnambula al Verdi di Trieste

martedì 9 maggio 2017

La semplicità dei grandi. L’essenzialità del genio di Vincenzo Bellini sta molto in questo fondamentale concetto che si dispiega ampiamente nel capolavoro belliniano andato in scena nei giorni scorsi al Verdi di Trieste con grande successo . L’opera che non andava in scena a Trieste da una decina d’anni è stata presentata in un allestimento del teatro Petruzzelli di Bari con la regia di Giorgio Barberio Corsetti e le scene e i costumi di Cristian Taraborrelli. Si trovava proprio nell’aspetto scenico il punto forte di questa produzione , nella semplicità di questa visione fanciullesca dove da una parte il gioco infantile sfociava in visioni marionettistiche, dall’altro i pochi elementi scenici come un grande letto o una enorme cassettiera, volevano rappresentare il divario fra il mondo infantile e la realtà . Del resto visto che il mondo della protagonista Amina è più vicino al sogno che alla realtà, la visione registica ci può ben rientrare a pieno titolo. L’aspetto musicale riservava invece qualche considerazione più complessa . Da un lato la direzione di Guillermo Garcia Calvo agevolava quasi sempre le prove dei cantanti tenendo spesso l’orchestra ai minimi possibili , dall’altro la resa drammatica veniva quindi talvolta a mancare. Bene la prova dell’orchestra mentre Il coro del Verdi appariva poco consistente nelle voci gravi, maschili in particolare. La protagonista Alessandra Kubas-Kruk pur non in possesso di un bel timbro vellutato e morbido come sarebbe richiesto, ben si disimpegnava nelle ardite tessiture vocali. Avremmo apprezzato un maggior scavo del personaggio nei recitativi e in generale nella difficile arte del recitar cantando. Una prova comunque positiva nel suo insieme. Meno convincente invece Bogdan Mihai come Elvino che in possesso di mezzi vocali non molto persuasivii tendeva un po’ troppo spesso a “sbiancare”nel settore acuto della tessitura . Linea di canto comunque adatta al personaggio nobile- amoroso. Ottima la prova della Lisa di Olga Dyadiv. Il Conte Rodolfo di Filippo Polinelli appariva poco incisivo e autorevole. Grande successo per tutti alla prima.

Lucia alla Fenice

domenica 7 maggio 2017

Il capolavoro donizettiano, un tempo cavallo di battaglia dei maggiori belcantisti in circolazione sulle scene internazionali non sfugge , come un pò tutto il teatro d’opera  di oggi, al gioco dei registi più in voga . Francesco Micheli  giovane ma non più solo un debuttante, presenta una sua versione di Lucia di Lammermoor  ambientata agli inizi del secolo con grandi mobili antichi di famiglia, ma soprattutto incentra la figura di Enrico, il baritono, fratello di Lucia e artefice dell’inganno alla base del quale si muove tutta la vicenda che genera la pazzia di Lucia e la fine dell’amante Edgardo.  Interpretazione personale  questa che stravolge un po’ la centralità della protagonista che, tradizionalmente vittima della sua pazzia, si vede costretta  a uccidere il suo sposo e poi  anche se stessa. In verità Micheli pone l’accento sul tragico e incombente peso che affligge tutta la famiglia: i beni, il mantenimento dello status sociale ed economico che impediscono a Lucia di amare Edgardo. La passione che accende quindi i due amanti viene sopita dalle costrizioni sociali e questo può essere certo una chiave di lettura del dramma di Donizetti. Nell’insieme una visione tragica quella di MIcheli che non scontenta i due grandi partiti degli appassionati d’opera : quelli attaccati alla tradizione e chiusi al nuovo e quelli del modernismo e dell’attualizzazione scenica tutti i costi. Ben lontana ad esempio da certi eccessi quali quelli della celebre versione di  André Serban andata in scena già nel 90 all’Opéra de Paris. La direzione orchestrale di Riccardo Frizza pur andando incontro alle esigenze dei cantanti ci è apparsa spesso scegliere tempi piuttosto ampi e non sempre mantenere la tensione necessaria all’azione. In più alcune dinamiche risultavano un po’ forzate.  Apprezzabile la riapertura dei tagli e dei da capo.  Nadine Sierrra la protagonista pur non in possesso di un timbro particolarmente gradevole, dimostrava non solo perizia tecnica e vocale nelle agilità ma anche immedesimazione nel personaggio . Francesco Demuro giovane e ardito come Edgardo si destreggiava con buona tecnica ed aristocratica emissione, in un ruolo di grande impegno vocale ed interpretativo. Markus Werba come Enrico risultava un pò al di sotto delle aspettative vista la centralità del personaggio conferita dalla regia. Ottima la prova del basso Simon Lim.  Grande successo in un teatro stracolmo alla pomeridiana del 29 aprile.