Bieito’s Carmen alla Fenice

 A Calixto Bieito , enfant terrible della regia internazionale, vanno attribuiti diversi meriti. In primis quello di non avere timore nell’esagerare negli eccessi e nel lanciarsi in provocazioni di ogni tipo . Il fatto è che oggi a teatro se ne sono viste un pò di tutti i colori, per cui ciò che qualche anno fa sconvolgeva i bepensanti e non, finisce per non turbare quasi più nessuno. In questa Carmen veneziana frutto della coproduzione di diversi teatri fra cui il Liceu di Barcellona, Bieito non vuole solo attualizzare appieno l’azione, ma trasferirla in un vero e proprio accampamento di moderni zingari con tanto di Mercedes e cabina telefonica. Nella musica di Bizet vi è una sorta di Spagna vissuta con occhio e gusto talmente francese che è assai difficile se non impossibile dimenticarsene. Il fascino di questa musica si impadronisce di noi come la stessa Carmen prende possesso dei suoi amanti per non lasciarli più liberi. Eleganza dell’orchestrazione, ricchezza di colori oltre che resa drammatica e genuinità dell’ispirazione, la fanno risultare in diversi sondaggi, l’opera più popolare in assoluto anche nel belpaese culla del bel canto. Nella versione veneziana era presente un’accurata recitazione priva di quella gestualità banale vecchio stile, ma assai ben realizzata nei movimenti non solo dei solisti ma anche del coro stesso. Avremmo voluto trovare nell’interpretazione di Diego Matheuz una maggior resa di quella tavolozza coloristica e drammatica che la partitura richiede. Caterina Giotas è stata una Carmen più convincente sul piano attoriale che su quello vocale, in possesso di un timbro affatto seducente ma anche di un carisma scenico per niente trascurabile. Al contrario Stefano Secco Don Josè è apparso scenicamente poco fascinoso e vocalmente piuttosto debole. Note più favorevoli per Escamillo di Alex Vinogradov corretto vocalmente. Micaela era una discreta Ekaterina Bakanova.Teatro esaurito e gran successo per la replica del 29 settembre.