Gala des étoiles al Geox di Padova

E’ stato assai confortante per noi assistere domenica pomeriggio al Gran galà di stelle al teatro Geox di Padova. Una realtà quella del Festival padovano di danza giunta ormai alla sua decima edizione. Un’iniziativa concreta e positiva che meriterebbe una conoscenza e un prestigio ben superiore a quella che ha attualmente, anche perché capace di attrarre a teatro e avvicinare al meraviglioso mondo della danza la fascia dei giovanissimi e dei giovani.  Difficilmente essi si avvicinano ormai al cinema e all’opera, che sentono sempre più lontane, abituati ormai a confrontarsi solo con il mondo di internet della realtà virtuale. Un programma classico quello di Padova che accostava i più accademici passi a due come quello dal secondo atto del Lago dei cigni o l’assolo della Morte del cigno di Saint-Saens a coreografie più contemporanee come Arepo di Maurice Béjart . Assai lirica era Ludmila Pagliero nei Preludi, iniziale insieme a Alessio Carbone. Qualche imperfezione nell’impegnativo pas de deux del Cigno bianco da parte di Laura Ecquet mentre assai azzeccato per freschezza e slancio il pas de deux della Silfide con Marion Barbeau e Axel Ibot. La Morte del cigno di Isabelle Ciaravola si è dimostrata assai personale e contemporanea nel gioco di braccia spezzate. Non perfettamente legata alla musica è apparsa la coreografia di Martinez per Scarlatti pas de deux pur nella bella interpretazione di Charline Giezendannere e Marc Moreau . Splendida chiusura della prima parte con Alessio Carbone nel persuasivo e celebre Arepo del grande Béjart. Non ci ha molto soddisfatto invece Adagietto nella strascicata coreografia di O. Araiz nella seconda parte, mentre pregnante e suggestiva è stata Thais su musica di Massenet e assai convincente la chiusura con Arlesienne interpretata da Isabelle Ciaravola e Alessio Carbone. Un programma che alcuni colleghi critici definirebbero senz’altro” popolare” ma che a ragione avvicina il grande pubblico all’affascinante mondo della grande danza molto più di tante cervellotiche coreografie intellettualistiche e noiose. Interessante è stata poi la conversazione finale fra Alessio e Giuseppe Carbone, padre e figlio a confronto: due generazioni e due mondi con punti in comune e divergenze. Grande successo per tutti.