Un Flauto “illuminista”alla Scala
Il massimo capolavoro mozartiano ha trovato negli ultimi anni una grande varietà di interpretazioni registiche fra le più fantasiose ed originali. Ogni tipo di ambientazione è stata proposta considerando anche il fatto che il mozartiano Die Zauberflute è basato su un canovaccio al di sopra dei tempi e delle epoche. Fondamentalmente il messaggio è che la realtà non sempre appare quale essa è effettivamente, cioè a dire che il bene può apparire sotto mentite spoglie come pure il male. Chi è infatti il vero cattivo ? La Regina della notte o Sarastro? Bisognerà attender il finale per saperlo come nelle migliori fiabe. Il regista William Kentridge, celebre artista internazionale, autore anche delle scene, presenta una raffinata ma anche spiritosa versione ambientata in epoca rivoluzione francese, con eleganti costumi abbastanza lontani dalla tradizione mozartiana, ma raffinati e comunque significativi. L’illuminismo con le sue scoperte e la massoneria sono i temi principali di un allestimento dove compassi, regole, righelli, binocoli e quant’altro preludono alla macchina fotografica e al cinema. Sono le grandi scoperte archeologiche riprese con quel gusto da carta pergamena da beige e nero, per altro verso da disegni di Gustave Dorè per intendersi che regnano su questo allestimento. Nonostante i lunghi parlati in tedesco il pubblico riesce anche a divertirsi, cosa si vuole di più? Ciò che non ci convince sono le aggiunte di parti al fortepiano per riempire vuoti musicali. Sembra che la tradizione secondo alcuni permettesse questo. Ma la partitura mozartiana da sola contiene pagine che altri compositori non sarebbero mai riusciti a concepire in tutta la loro esistenza. Che dire di più?.Roland Boer dirige con leggerezza e precisione facendo quasi sparire il suono orchestrale quando i cantanti hanno qualche problema. Peccato che manchi di varietà colori e sfumature in diversi momenti. Il cast non appare affatto omogeneo. Alex Esposito è un Papageno esemplare per presenza scenica dizione e chiarezza di emissione. Anche Saimir Pirgu ci dà un Pamino elegante e virile mentre la sua Tamina ossia Genia Kuhmeier è assai modesta nella linea di canto appena sufficiente. La Regina della Notte di Albina Shagimuratova è assai sicura nella seconda aria mentre piuttosto incerta nella prima.Monostatos di Peter Bronder canta la sua aria fuori tempo mentre il Sarastro di Gunther Groissbock è piuttosto imbarazzante per assenza di gravi e di proiezione sonora. Ottimo stilisticamente il coro scaligero diretto da Bruno Casoni. Spettacolo in coproduzione fra Bruxelles,San Carlo, Lille e Caen. Più coproduzione di così cosa si vuole? Trionfo di pubblico.