Medea coinvolge il Regio di Torino

medea66151.jpgChe il Teatro Regio di Torino brilli quanto a fantasia e originalità nella programmazione, non è una novità. Sembra che siano ancora pochi ad accorgersene nonostante da diversi anni i risultati appaiano sotto gli occhi di tutti, critici compresi. Giusto a confermare questa tesi Medea di Cherubini ha aperto la stagione  2008-2009 con grande successo. In effetti i numeri per il trionfo annunciato c’erano tutti : il titolo originale , il regista Hugo De Ana, il direttore Evelino Pidò, non meno che la protagonista Anna Caterina Antonacci. Ma si sa, l’incognita a teatro è la norma e ciò fa parte integrante del  suo fascino. Dimentichiamo che c’era e ci sarà sempre uno spettro di nome Maria Callas, alla quale il personaggio di Medea era legato a doppio filo visto che la “divina”l’aveva interpretato oltre che in teatro anche nel celebre film firmato da Pier Paolo Pasolini.

Nonostante ciò, il mezzosoprano Antonacci ha fatto sua Medea lasciandoci un’interpretazione memorabile per sobrietà, eleganza stilistica, scavo psicologico e presenza scenica. Una Medea molto contenuta, lontana dagli esasperati accenti veristi, non “la belva” dall’inizio alla fine  tramandata da certa tradizione. Medea è infatti un‘opera del pieno Settecento francese lontana da certi abusi veristi, non callasiani in particolare ma un pò di tutte le interpreti a lei contemporanee e seguenti. L’originale matrice settecentesca veniva  rispettata pienamente dalla bacchetta di Evelino Pidò. Leggerezza mai leziosa, stacco dei tempi deciso e non strappato, ma soprattutto costante attenzione a rispettare l’originale suono pre romantico anche senza gli antichi strumenti settecenteschi tanto adottati oggi ormai un po’dovunque ma non sempre strettamente necessari. Attenzione alle esigenze dei cantanti già alle prese con tessiture assai scomode per non dire impervie, quali quelle concepite da Cherubini. Giuseppe Filianoti, Giasone, infatti deve alla sua solida preparazione tecnica l’accurato controllo con cui riesce a padroneggiare le scoscese arditezze di cui la sua parte è fin troppo ricca. Sara Mingardo poi da autentica belcantista quale si è sempre dimostrata ritrae una Neris da antologia. Cinzia Forte è assai meno convincente nell’aspra Glauce priva di quell’omogeneità di registro e di quello sprezzo delle agilità che sono indispensabili in certo repertorio . Il Creonte di Giovanni Battista Parodi ritrae un Creonte dalle tinte bronzee e autorevole. Da ultima ma non ultima la regia di Hugo De Ana sposta l’azione dall’antica Grecia in una spiaggia dai colori freddi affatto mediterranei, probabilmente a significare l’ambiente ostile in cui si volge l’azione. Medea è infatti sempre considerata una nemica, una straniera nella sua stessa terra dove ha generato i figli di Giasone. L’epoca sembra quella del primo Novecento visti i costumi dimessi ma non troppo destrutturati, tutti sulle nuances del grigio o in generale di colori freddi. Cura nella recitazione sia dei singoli come pure delle masse. Ottimo spettacolo che speriamo sia destinato anche ad altri teatri vista l’importanza dell’iniziativa.