Gina al Malibran di Venezia

Gina di Francesco Cilea è forse una chicca per appassionati estimatori di partiture, piuttosto che un capolavoro dimenticato e ora riscoperto. Possiamo annoverarci  fra i pochissimi fortunati che hanno assaporato la prima ripresa di Gina nel novembre del 2000 al Teatro Rendano di Cosenza con la regia di Italo Nunziata e la direzione di Christopher Franklin . Sarà proprio per questo che ci siamo nuovamente recati al Teatro Malibran di Venezia per rivedere il “melodramma idillico in tre atti “ su libretto tratto dalla commedia francese di Brazier e Melesville” Catherine ou La Croix d’or”. L’allestimento veneziano a firma di Bepi Morassi mantenendosi su una linea di discreta e corretta descrittività, dipanava la esile trama del libretto di Enrico Golisciani con buona professionalità pur non arrischiandosi su terreni di particolare originalità registica. Asso portante di questa produzione era soprattutto la bacchetta di Francesco Lanzillotta, giovane direttore che sosteneva la partitura non modernissima e innovativa all’epoca della prima rappresentazione, ma comunque assolutamente non priva di gusto e inventiva musicale , ben lontana dal verismo che si andava ormai delineando in quell’epoca. A dire il vero anche il Cilea della produzione più matura si sarebbe comunque tenuto al di fuori da certe tinte fosche come quelle di Giordano o di Mascagni e quest’opera sembra già dare una sorta di presagio di tale tendenza . Arianna Vendittelli protagonista chiamata a una tessitura piuttosto centrale, doveva poi disimpegnarsi in una sorta di valzer, la cui coloratura era impegnativa ma ben risolta . Buona la prova del tenore Alessandro Scotto di Luzio anche se il ruolo a lui riservato nell’opera non è di prima grandezza. Anche la calda vocalità dell’Uberto di Armando Gabba non mancava certo di fascino.Valeria Girardello alias Lilla si dimostrava ottimo contralto. Non felici invece le note per il Flamberge di Claudio Levantino assai poco a fuoco vocalmente. Le scene e i costumi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia ben corrispondevano con la firma di Francesxo Cocco e i costumi di Francesca Maniscalchi. Ottima la prova dell’Orchestra e del coro della Fenice.  Il successo  non è certo mancato alla replica.