Faramondo di Handel a Losanna

Indubbiamente Handel non fu solo il più grande compositore attivo in Inghilterra nel Settecento e forse in tutti i tempi, ma fu anche un sommo uomo di teatro. Vogliamo dire che forse non sarebbe stato troppo contento nel vedere il suo Faramondo non rappresentato ma eseguito in forma di concerto. Vista la qualità dell’esecuzione cui abbiamo assistito lo scorso 8 marzo alla Salle Metropole di Losanna osiamo scommettere al contrario che il massimo genio sassone sarebbe stato ben contento nel gustare una fra le più notevoli esecuzioni handeliane ascoltate negli ultimi anni.

Le cure di Diego Fasolis e dei suoi Barocchisti non lasciavano spazio a dubbi sulla validità della prassi interpretativa considerato anche il prestigioso cast che allineava alcune fra le maggiori star del mondo barocco. Fra queste era impossibile non notare nomi come Max Emanuel Cencic e Philippe Jaroussky oltre che l’ottimo Xavier Sabata Corominas. Tali controtenori sono tenuti lontani dall’Italia a causa di un‘inspiegabile avversione da parte di numerosi direttori d’orchestra, anche se specializzati nel repertorio barocco. L’errore è più che evidente visto che al tempo di Handel i castrati spadroneggiavano e nella fattispecie il grande Caffarelli avrebbe significato il successo dell’opera a Londra, visto che già nel 1737 era comparsa un’opera satirica The Dragon of Wrantley  Di cui l’autore era John Frederick Lampe. Handel non poteva dunque sbagliare e non sbagliò affatto.

In Faramondo la varietà e la ricchezza d’ispirazione sono intrinsecamente legate a quel gusto per il contrappunto e per l’ornamentazione che costituiscono una fra le caratteristiche più significative del massimo compositore. Manca forse una grande aria come “Lascia ch’io pianga” o “Ombra mai fu” , ma in compenso vi sono diverse arie “di furore” straodinariamente incisive e perfettamente studiate per le tre diverse vocalità di quelli che sono oggi i tre controtenori .Quella di Jaroussky indubbiamente la più leggera ma limpidissima e perfetta, quella di Cencic agilissima ma anche ricca di chiaroscuri, di nuances ambrate e a volte anche drammatiche, mentre quella di Corominas  scura e portata verso una tessitura decisamente più contraltile. Sul versante femminile le presenze rimarchevoli erano due: in testa l’incisiva Rosimonda di Marina de Liso, mezzosoprano dai centri bruniti e dal fraseggio intimamente sentito, mentre alla Clotilda di Sophie Karthauser mancava un certo spessore vocale e luminosità nel settore acuto. Anche il basso Insung Sim svolgeva adeguatamente il suo ruolo non protagonistico. Ottima prova sia dei Barocchisti come pure del Coro della Radio Svizzera di Lugano cui spettavano belle e impegnative pagine Fortunatamente  è disponibile un’incisione in vendita sotto etichetta Virgin che può essere confrontata con quella già apparsa una decina di anni fa per la Vox Classics diretta da Rudolph Palmer .