Elisir poco mirabile a Valencia
Una spiaggia sovraffollata, un chiosco di gelati , un venditore di bibite eccitanti, un aqua park con scivolo pieno di schiuma pronto per un party e un continuo spaccio di bustine di stupefacenti. Questa la scena che si sottopone alla vista dello spettatore della nuova produzione di Elisir d’amore ,donizettiano in scena a Valencia con la regia dell’italiano Damiano Michieletto che ha messo in scena il capolavoro con grande successo di pubblico. Certo da Michieletto non ci si poteva che aspettare una regia cosiddetta innovativa. Rimane il fatto che a partire da Peter Sellars già dal Così fan tutte, mozartiano degli anni ottanta l’ambientazione originale veniva completamente rivoluzionata in un chiosco di bibite molto simile a quello visto a Valencia. Niente di nuovo sotto il sole quindi come si potrebbe pensare anche se per alcuni colleghi gli aggettivi laudativi si sono sprecati. Il fatto è che al di là del punto di vista scenico qui il teatro di regia che avevamo potuto apprezzare nell’ottimo Roméo et Juliette da noi visionato ben tre volte fra Venezia Verona e Trieste, risulta qui assai poco convincente anche nella singola recitazione dei cantanti. Eccettuato Erwin Schrott alias Dulcamara, l’unico che dà l’impressione di essere convinto della parte di un vero e proprio spacciatore macho e strafottente.
Passando poi alla direzione d’orchestra di Omer Wei Wellber abbiamo faticato a riconoscere l’ottima direzione che avevamo apprezzato sempre a Valencia in una buona Aida in questa stessa stagione. Sono mancate qui compattezza dell’orchestra , brio, vivacità e personalità direttoriale. Speriamo che il giovane direttore possa cimentarsi in qualche prova più adatta alle sue peculiarità artistiche. Il cast avrebbe dovuto essere dominato dal celebre Ramon Vargas al quale oltre al bel timbro rimane attualmente una vocalità piuttosto ridotta in particolare nel settore acuto, quasi sempre carente. Le “incombenze” registiche lo affaticano e da “Quanto è bella “fino alla celebre “Furtiva lagrima “ tutto appare faticoso. Aleksandra Kurzak alias Adina non è certo più convincente. A partire da un timbro insignificante fino ad arrivare a un fraseggio generico ha poco da offrire oltre a una presenza accettabile. Fabio Capitanucci è invece un discreto Belcore vocalmente ma affatto convincente scenicamente così poco calato nella parte di una guardia costiera. Un cammeo è invece Erwin Schrott che come dicevamo sembra essere l’unico a credere nella parte dello spacciatore insolente e attraente e dotato vocalmente e scenicamente. A qualcuno ha dato fastidio proprio per questo ma era l’unico “in parte”. Grande successo di pubblico.