Don Pasquale al Verdi di Trieste

Fra le più popolari opere comiche del repertorio italiano Don Pasquale non è mai uscita dal repertorio per diversi motivi.Intrinseca la  comicità della sua drammaturgia, che pur ricalcando gli antichi stilemi della commedia dell’arte quali ad esempio il vecchio buffo che non si rassegna alla vecchiaia o il giovane ereditiero spiantato che non vuole sottostare al matrimonio combinato dallo zio o il medico trafficone che sta all’origine di tutto l’intrigo . Tale matasssa è stata nel tempo però ripetutamente inficiata da certe incrostazioni dovute al periodo verista o più semplicemente ai vezzi di certi interpreti di dubbio gusto . Nonostante tutto ciò le scritture belcantistiche dei quattro solisti non permettono di uscire dalle rigide regole del belcanto, che trovano qui ideale applicazione.                        L ‘allestimento triestino del capolavoro donizettiano proveniente dal Comunale di Bologna a firma di Gianni Marras appariva agile e moderno pur nella semplicità di tante scene dipinte e nei costumi di Davide Amadei. Numerose le citazioni ai primi anni del dopoguerra, sia nei film tipo Vacanze romane o al mondo dell’aeronautica, dove il nipote Ernesto invece che apprestarsi alla partenza con la solita valigia ha un casco aeronautico con cui intraprendere un volo spaziale. Un gusto comunque sempre abbastanza sorvegliato e non esagerato. La direzione musicale di Roberto Gianola appariva rispettosa delle esigenze dei cantanti e della partitura, eccedendo talvolta nelle sonorità . Qualche sfumatura e qualche dinamica più variegata sarebbe stata gradita anche nelle parti sinfoniche talvolta monocordi. Il cast era di buon livello . Pablo Ruiz era un Don Pasquale non eccezionale apparendo un pò carente nella personalità, anche se vocalmente non attaccabile. Vincenzo Nizzardo era invece un Malatesta brillante, arguto e azzeccato nella vocalità . Nina Muho una Norina spavalda e sicura comme il faut,anche se non in possesso di un bellissimo timbro. Vero asso nella manica si è dimostrato ancora una volta Antonino Siragusa che come Ernesto, ha dato una vera lezione di tecnica e di canto. Sempre sicuro nel settore acuto e di passaggio riusciva anche a smorzare senza alcuno sforzo la temibile tessitura di Ernesto. Anche il coro diretto da Paolo Longo pur compresso nelle mascherine d’ordinanza ,ha saputo difendersi con professionalità. Ottimo successo alla replica del 7 aprile.