Capuleti alla Scala
Chi scrive di musica deve avere sempre il coraggio delle proprie azioni e non avere peli sulla lingua. Vincenzo Bellini fra i massimi compositori non solo italiani ma dell’intera storia della musica, pur avendo composto splendide melodie richiede, non solo voci adeguate ma anche direttori esperti e fini conoscitori delle ragioni del belcanto. Speranza Scappucci che sostituiva l’indisposto Evelino Pidò, doveva quindi reggere il confronto non solo con lui ma anche con Muti che nel 987 che aveva lasciato un’ indimenticabile edizione con June Anderson e Mariella Devia in alternanza nei ruoli del titolo. Da sole queste due signore hanno dato due interpretazioni antologiche che non si possono dimenticare. Abbiamo ascoltato in questo ruolo anche Luciana Serra, Giusy Devinu , Edita Gruberova e Lella Cuberli, Katia Ricciarelli, citando solo alcune fra le più grandi. Come sappiamo però la vita va avanti e con essa il teatro dell’opera . Lisette Oropesa come Giulietta ha dato da par suo una notevole interpretazione di Giulietta ma non quell’idea di personaggio virginale ed estatico quanto piuttosto unau primadonna appartenente a un romanticismo maturo più che belliniano. Sono sottigliezze da belcantista nostalgico direte voi, ma non possiamo non ricordare queste signore che hanno dato lezioni di autentico belcanto. Speranza Scappucci da parte sua ha dato un’ottima chiave interpretativa pur scegliendo tempi piuttosto lenti non suggerendo talvolta agli interpreti certi trucchi che solo un direttore molto esperto può conoscere. Detto ciò piacevolissima sorpresa è stato il Romeo di Marianne Crebassa che al di là di certi acuti un pò fissi e sforzati ha dato di Romeo una raffigurazione assolutamente credibile sia scenicamente che vocalmente, forse fra le migliori degli ultimi tempi.Il tenore Jinxu Xiaou ha dimostrato bel timbro e facilità nell’emissione ma non sempre tecnica sicurissima . Il Lorenzo del decano Michele Pertusi aveva il suo fascino d’antan. La regia di Adrian Noble ambientando in un mondo liberty con alcune eccezioni ad epoca più moderna si discostava da certe mode imperanti nel protagonismo registico ma non disturbava occhio e orecchie dello spettatore. Grande successo per un titolo non certo popolarissimo in una Scala stracolma.