Anna Bolena alla Fenice
Torniamo all’antico e sarà il migliore dei progressi! Sembra questo voler essere il pensiero di Pier Luigi Pizzi che, sembra strano ma vero,presenta la sua prima versione di Anna Bolena di Donizetti nel massimo teatro veneziano con grande successo. La partitura che fa parte della celebre trilogia insieme al Devereux e alla Stuarda e’ stata eseguita in versione integrale con tutti i tagli riaperti e con i da capo variati .Restituita così alla sua versione originale priva delle incrostazioni e dei tagli previsti dallla tradizione la partitura diretta da Renato Balsadonna ha potuto risplendere di una luce sospesa fra quella rossiniana ma piuttosto protesa all”incalzante nuovo romanticismo del Donizetti più maturo. Dicevamo del ritorno all’antico che caratterizza il metteur en scene ultra novantenne che cura ogni particolare di scene e costumi come fosse un affresco cinquecentesco e non si preoccupa troppo di stupire con trovate o trasposizioni temporali di dubbio gusto. Qui poi persistono i colori scuri i grigi a significare l’infelicita’ di tutti i personaggi che giacciono nello sconforto a causa delle traversie amorose e di un destino ingrato. Certamente Pizzi ha potuto anche contare su un cast non solo adeguatamente preparato ma anche partecipe,anche perché non costretto dalle solite divagazioni imperanti in certe regie stravaganti.Balsadonna al di là di un’ouverture dallo stile pompier assecondava con appropriatezza le esigenze dei solisti chiamati ad impegnative variazioni. In primis Lidia Fridman una Bolena finalmente dal timbro scuro a volte mascolino e dalle agilità sgranate senza problemi. Certo non ci si puo’ aspettare da lei le morbidezze e la varieta’ del fraseggio di una Devia o di una Gruberova, tacciate a loro volta di non essere abbastanza drammatiche per il ruolo della Bolena. Al suo fianco Enea Scala Percy di notevole impatto non solo vocale ma anche interpretativo. In splendida forma Carmela Remigio come Seymour ha sfoderato una fatale sue migliori prove degli ultimi anni. Alex Esposito e’stato un Enrico VIII protervo e arrogante . Manuela Custer ha impersonato a sua volta uno Smeton tutt’altro che secondario. Trionfo finale alla recita del 4 aprile.