il Ratto dal Serraglio al Verdi di Trieste
Se il Ratto dal serraglio non e’ certo fra le più famose partiture mozartiane ,ciò non significa che non sia un vero e proprio capolavoro. Indubbiamente il fatto che il genere singspiel non sia fra i più popolari anche in quanto non identificabile nel serio o nel comico,fa si che lo spettatore medio non sia così appassionato a questo titolo. Assente dal Verdi di Trieste da una ventina d’ anni, vi ritorna con uno spettacolo a firma di Ivan Stefanutti,non minimalista ma neppure troppo sfarzoso .Ci e’sembrata positiva l’idea di sostituire la lingua tedesca con quella italiana nei recitativi anche se l’ incisivita’della lingua tedesca latitava. Certo spesso la pronuncia tedesca non era perfettissima ma e’ una cosa che succede spesso. L’ allestimento appariva piuttosto tradizionale ma non privo di fascino in particolare nell’ analisi di scene e costumi. La regia non presentava particolare originalità ma non disturbava neppure l’occhio pur nella sua semplicità’. L’impronta direttoriale di Beatrice Venezi non sembrando particolarmente mozartiana non mancava di professionalita’ anche nella conduzione del coro , sempre di buon livello. Il cast discreto nel suo insieme,vedeva nel tenore Ruzil Gatin un ottimo Belmonte mentre la Konstanze di Anna Aglatova , pur in possesso di un bel timbro appariva un po’in difficoltà nella famosa aria Marten Allen Arten.Osmim di Andrea Silvestrelli e’ risultato credibile scenicamente ma un po’ opaco vocalmente, al contrario la Blonde di Maria Sardaryan brillante e spiritosa . Anche il Pedrillo di Marcello Nardis si distingueva per una certa spontaneita’.Pubblico inizialmente un po’cauto negli applausi ma caloroso nel finale con diverse chiamate e ovazioni.