Otello inaugura il Verdi di Trieste

Scorrendo il programma di sala dell’Otello inaugurale del Verdi di Trieste ci viene dato di pensare non a un piccolo teatro del nord est italiano ma a una grande ribalta internazionale. Merli, Pertile, Tebaldi,Kabaiwanska , Cappuccilli,Cura , Pons. Per non parlare dei direttori fra cui Molinari Pradelli, Basile  Bertini e ultimo ma non ultimo il grande Nello Santi. Come molti sanno è nell’indole degli abitanti di questa città il fare le cose senza troppo clamore. Questa inaugurazione aveva però un altro motivo di notevole richiamo: il ritorno al Verdi del grande direttore Daniel Oren, assente dalle scene triestine da diversi anni.Il ruolo principale veniva sostenuto da Arsen Soghomonyan , armeno, che si dice molto conosciuto nei teatri dell’est europeo . Voce notevole, tecnica pure, ma mancanza quasi totale di interpretazione e scavo del personaggio, che in un ruolo come questo si antepone spesso alle lacune vocali. Va da sè che lo Jago di Roman Burdenko conquistava maggiormente il pubblico nonostante sia uno fra i ruoli più antipatici concepiti da Verdi. Desdemona è Liana Haroutounian dalla voce e dalla tecnica belle anche se non personalissime e dal gusto non troppo moderno. Vero protagonista diventa quindi il direttore israeliano che, nonostante non sappia contenere la propria irruenza sul podio con interventi talvolta rumorosi , ci consegna una trascinante interpretazione del capolavoro verdiano. Oren unisce orchestra e coro in un assieme pieno di colori e sfumature oltrechè di accenti che raramente ci è stato dato sentire. Unico appunto che non smetteremo mai di fare per le partiture verdiane in particolare: perche’ non si eseguono i ballabili scritti da Verdi , quando sono fra le più belle pagine dal cigno di Busseto? Volendo raccontare della realizzazione scenica di Giulio Ciabatti , datata 2010, dobbiamo purtroppo affermare che si dimostra piuttosto carente sia sul piano scenografico come pure su quello gestuale. Regia non solo priva di idee nuove ma anche di quella convinzione nella tradizione che a volte può mascherare la mancanza di autentica ispirazione . Trionfo finale con solo qualche dissenso per la regia.