Norma alias Mariella alla Fenice
Ancora una volta scommessa vinta quella del teatro alla Fenice : recuperare un allestimento recente anche se non fra i più indovinati (quello di Karah Walker), per presentare anche al pubblico colei che è attualmente la massima rappresentante nazionale ( e non solo ) del ruolo di Norma. Mariella Devia ha interpretato e cantato come solo una vera belcantista può fare. La signora Devia (classe 1948) dopo il debutto nel 1972 a Treviso, ha intrapreso una sfavillante carriera come soprano lirico leggero . Definita fino a pochi anni fa da molti vociologi più o meno pretenziosi come: “leggerina” “freddina” noiosetta” non solo ha surclassato colleghe molto più giovani di lei che già da diversi anni si ritrovano prive di voce o in pietose condizioni vocali ( per pietà non faremo i loro nomi), ma basterà rivedere Primadonna, il famoso concerto di piazza San Marco di diversi anni fa per rendersi conto di chi parliamo. A dispetto di un carattere schivo e alieno da esibizioni televisive o gossip di dubbio gusto, la Devia si conferma oggi vero soprano drammatico di agilità quale richiesto per il pesante ruolo di Norma . Già a partire dal debutto di qualche anno fa in Anna Bolena al Filarmonico di Verona la signora Devia dava una svolta a una vocalità oggi pienamente confermata nelle recite veneziane. L’attacco di Casta diva con un perfetto colore scuro dopo un esemplare recitativo scandito e definito come raramente abbiamo potuto ascoltare, presagiva quella tenuta nella zona centrale della tessitura di Norma che è stata a dir poco entusiasmante. Anche la varietà di fraseggio nei molti recitativi non è mai apparsa scontata o fine a se stessa ma sempre frutto di un personale e intimo sentire. Scenicamente poi una Norma piena di consapevolezza e sempre presente nella drammaticità. Il Pollione di Roberto Aronica è stato poi una vera rivelazione. Anche qui una vocalità piena e consistente nei centri ,atti a sostenere una parte drammatica come quella del centurione romano. La Adalgisa di Roxana Constantinescu non deludeva in ogni sua sfaccettatura scenica e vocale. Il giovane Simon Lim presentava un Oroveso un po’ chiaro ma non privo di allure. La direzione di Daniele Callegari sempre adeguata e giustamente atta alle esigenze dei cantanti ma a tratti un po’ noiosa. Trionfo finale per tutti ma per la protagonista in particolare.