Juan Diego Florez al 70 Festival di Lubiana
Nell’estate di ripresa dopo l’era Covid il Festival di Lubiana ha voluto confermare la tradizione dei grandi concerti vocali cui ci aveva abituati nella grande piazza centrale con il castello sullo sfondo . Il numerosissimo e affezionato pubblico del 70 festival Lubianese ha potuto così assaporare nel giro di pochissimi giorni due fra le stelle più brillanti del firmamento internazionale del belcanto:il tenore rossiniano Juan Diego Florez e il soprano russo Anna Netrebko accompagnata dal tenore Yusif Eyvazof nella splendida sala del Cankarjev Dom. Dobbiamo confermare ancora una volta le nostre congratulazioni per la scelta dei programmi di questi concerti ,che rifuggono dallo snobismo di certe programmazioni di festival italiani che, temendo di non essere abbastanza colti, propongono programmi rari e poco popolari. A Lubiana al contrario si dà ampio spazio agli artisti e alla scelta del programma. Il tenore peruviano, vera star del belcanto rossiniano fino dal suo debutto pesarese nel lontano 1996, si è presentato in ottima forma vocale e fisica. Accompagnato dall’Orchestra Sinfonica della Radio Slovenia diretta da Oksana Lyniv non ha voluto esagerare nel repertorio d’elezione presentando solo due arie, ma assai impegnative, dal signor Bruschino e la grande scena di Don Ramiro dalla Cenerentola eseguite con grande sicurezza . Le due arie donizettiane dall’Elisir d’amore, sono state cantate poi con proprietà stilistica e compenetrazione romantica. Florez è poi passato al repertorio verdiano, raramente affrontato sulle scene, presentato qui con grande disinvoltura sia nelle arie con cabaletta di Alfredo dalla Traviata ,come pure in Questa o quella dal Rigoletto. Vera rivelazione è stata in seguito l’esecuzione di “O vainement ma bien aimée” da Le Roi d’Ys di Edouard Lalo. Sfumature e calore interpretativo sono stati sciorinati insieme a una tavolozza di colori . Il tenore ha concluso la parte francese del concerto con “Pourquoi me reveiller” da Werther e “Ah lève toi soleil” da Roméo et Juliette di Gounod dove Florez ha potuto esprimersi in tutto il suo slancio romantico. Il programma è stato concluso con la celeberrima “Che gelida manina” eseguita senza quegli accenti veristi che troppo spesso storpiano la romanza pucciniana. Florez ha poi imbracciato la chitarra classica per intonare con grande grazia alcune fra le più popolari canzoni spagnole e messicane fra cui Besame mucho e Cuccurucucu. Infine unica nota di non grande apprezzamento è stata l’esecuzione di Nessun dorma dalla Turandot pucciniana per la quale la vocalità del tenore peruviano non appare affatto adatta in quanto non abbastanza drammatica. Possiamo capire l’esigenza di andare incontro ai gusti del grande pubblico. Il segreto di una voce come questa sta però nella scelta di un repertorio “di grazia” dove anche in età matura, il grande tenore peruviano fa bene a mantenersi. Cento di questi anni Juan Diego! a sottolineare anche l’ottima esecuzione della parte meramente sinfonica dell’orchestra della radiotelevisione slovena diretta da Oksana Lyniv che si è potuta esprimere con più libertà in pagine come Intermezzo da Cavalleria piuttosto che nella Semiramide rossiniana. Grande successo per tutti comunque alla fine.