Ernani alla Fenice
Ernani è fra i titoli verdiani più spinosi. Fa tremare direttori artistici direttori d’orchestra e cantanti. Libretto non proprio felicissimo di Francesco Maria Piave ma con diversi riferimenti psicanalitici,permette anche ai registi di spaziare svariatamente nei meandri della mente umana. Considerata ancora opera giovanile e concepita proprio per la Fenice richiede quattro grandi cantanti tipicamente verdiani in grado di esprimersi su tessiture assai estese, dimostrando al contempo fraseggi e accenti non più belcantistici ma nemmeno veristi come spesso purtroppo succede. Il giovane regista Andrea Bernard parte da un video iniziale per descrivere lo choc infantile del protagonista per passare poi a una scena spoglia ma incisiva dove la recitazione dei cantanti è quasi sempre ben condotta e significativa allo svolgersi dell’azione. La regia segue poi senza intralciare ma riuscendo ad essere quasi sempre funzionale. Il maestro Riccardo Frizza privilegia l’aspetto concitato, drammatico della partitura verdiana non evidenziando sempre tavolozze coloristiche e nuances che non mancano in Verdi. Ottima prova in particolare non solo dell’orchestra ma anche del coro della Fenice. Come dicevamo il cast era all’altezza della situazione. In particolare Ernesto Petti è stato un Don Carlo di assoluto rilievo per peso ed accenti verdiani oltre che per appropriatezza stilistica evidenziando ove bisognava formazione belcantistica comme il faut. Piero Pretti è stato un Ernani sempre afidabile e protervo nella vocalità anche se qualche abbandono e qualche smorzatura sarebbe stata gradita. Anastasia Bartoli sosteneva l’impegnativo ruolo di Elvira non senza qualità ma spesso con irregolarità di emissione e suoni non sempre messi a fuoco. Michele Pertusi decano del belcanto, ha dimostrato ancora una volta nel ruolo di Silva autentica classe e stile vocale esemplare. Anche i comprimari hanno assolto il loro compito. Grande successo alla recita del 19 marzo.