Das Liebesverbot al Verdi di Trieste
Fra le “chicche” recuperate negli ultimi anni al Verdi di Trieste Das Liebesverbot di Richard Wagner ossia” il divieto d’amare” resterà indubbiamente fra le più stuzzicanti. Composta dopo le Fate verrà ripetutamente ripudiata dallo stesso Richard, genio immortale, forse perché così lontana dal mondo sublime di un Parsifal o anche dalla Teatralogia. Drammaturgicamente piuttosto fragile anche se tratta dalla pur celebre “Misura per misura” di Shakespeare, vede nel suo tessuto musicale una successione di idee non solo melodiche ma anche armoniche. Vi è una ricchezza che rivela quello che sarà uno fra i più grandi geni non solo della musica ma anche di tutta la storia. Anche se vi sono tracce di quella musica italiana chiamata anche “zum pa pa musik” detestata da tanta tradizione filotedesca, è individuabile in questa partitura ammirevole varietà e senso musicale. Se il grande genio si fosse ulteriormente concentrato sul genere comico molte altre ottime produzioni avrebbero indubbiamente allietato le nostre moderne orecchie .Certo registicamente si poteva anche fare qualcosa di più originale delle semplici successioni di tableaux pensati da Aron Stiehl per il pubblico del Festival di Bayreuth . in tutti i casi non certo uno spettacolo ricco di idee registiche ma piuttosto elementare e fatto con poco ma ben interpretato dagli ottimi cantanti . Il fulcro di tutta la produzione si basava sulla bacchetta del notevole Oliver Von Dohnannyi che dipanava con grande pertinenza ma anche con brio e precisione la poca nota partitura. Un caloroso successo per un’iniziativa che speriamo si ripeta.