Archivio della Categoria 'Cd e Dvd'

Poppea di Christian Spuck

sabato 6 dicembre 2014

L’amore trionfante di Poppea e del suo amante Nerone è visto in questo balletto come una storia completamente amorale . Nel finale  vi è il forzato suicidio di Senecavi  e poi l’esilio di Ottone e la morte di Ottavia. Una storia classica quindi che il grande Monteverdi musicò nel Seicento su libretto del nobile veneziano Busenello e che diede origine alla storia dell’opera, chiamata poi impropriamente opera lirica fino ai giorni nostri. Pina Bausch, profetessa della “tanztheather”contemporanea,  potrebbe per alcuni aspetti dirsi l’ispiratrice di questa nuova creazione di Christian Spuck. Egli è ritenuto da molti il nuovo astro nascente della danza contemporanea tedesca, anche se si occupa attualmente del Balletto di Zurigo. La creazione qui riportata da un‘esecuzione al Teatro di Stoccarda dell’ensemble  Gauthier Dance,  comprende dieci danzatori di ottimo livello. La scelta delle musiche è fra le più disparate, ma ha indubbiamente una sua ragione d’essere anche nelle innumerevoli frammentazioni, che sono  funzionali all’azione narrativa. Personalmente non troviamo molto significativa un’inutile presentazione della trama fatta da un ‘attrice fin dall’inizio della coreografia . Dopotutto spezza la tensione narrativa e appare piuttosto gratuita. Ricordiamo che Spuck è stato vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali.   

Otello di Verdi

sabato 6 dicembre 2014

La Fenice è indubbiamente uno fra i pochissimi teatri italiani ben gestiti. A dispetto della sorte ingrata che l’ha segnata duramente all’epoca del luttuoso rogo, che noi tutti non potremo dimenticare anche perché vergognosamente doloso e impunito. A fianco di produzioni assai raffinate La Fenice ha saputo anche soddisfare il grande pubblico affezionato a quella che più che essere una città, è un sogno realizzato. Ecco l’allestimento del verdiano Otello firmato da Francesco Micheli per Palazzo Ducale, sembra piuttosto un  vero sogno ed è assai diverso per molti aspetti da quello da noi visto alla Fenice stessa. Spettacolare è caratterizzato da colori  molto accesi come il blu per il mare o il rosso per la collera o il verde per l’invidia. Suggestive appaiono nel video le proiezioni con i leoni di San Marco e con i diversi segni dello zodiaco a simbolizzare i personaggi . La posizione laterale dell’orchestra non impedisce ai cantanti di seguire la direzione del coreano Myung –Whun Chung, con i numerosi schermi posizionati nei punti più strategici della scena. Ma la vera freccia all’arco di questa produzione è il tenore americano Gregory Kunde, che come detto più volte, non cessa di sorprenderci nella sua seconda maturità: forza e presenza scenica di grande maestria, non gli impediscono di snocciolare una vocalità sicurissima e personalissima in tutti i registri. Egli allontanandosi dalla tradizione di un Otello veristeggiante, ci consegna un protagonista pieno di mezzevoci e colori di impianto belcantistico,  pur non cedendo in virilità e con accenti autenticamente verdiani. Non lo stesso possiamo dire dello Jago di Lucio Gallo dal canto piuttosto tonitruante e privo di quelle sottili nuances che ne farebbero un protagonista assai più adeguato. Carmela Remigio è una Desdemona un po’ leggera e costretta a suoni poco ortodossi e sforzati. Splendide le riprese video di Tiziano Mancini. La ripresa è avvenuta nel luglio 2013.

Arabella di Richard Strauss

sabato 6 dicembre 2014

Non ce ne vorranno i novecentisti se ancora una volta sosterremo che con Richard Strauss l’opera lirica toccò il vertice ultimo della propria grandezza . Forse proprio con Arabella del 1933 che viene qui presentata nella recentissima edizione del Festival di Pasqua di Salisburgo di quest’anno. La sola presenza di Christian Thielemann alla testa dell’Orchestra della Staatskapelle di Dresda è di assoluto interesse. Quando poi i protagonisti sono Renée Fleming e Thomas Hampson è chiaro che possiamo pensare a un’edizione da antologia. Anche se ad un attento ascolto le condizioni vocali di Hampson non sono più quelle di qualche anno fa, emissione non sempre correttissima e passaggi sfocati non ci tranquillizzano sul futuro del grande baritono. Altra cosa sono  la forza e la classe interpretativa che non lasciano certo a desiderare e che ci danno un Mandryka esemplare. Vi è in più un astro emergente, quello del tenore Daniel Behle nella centralissima parte di Matteo. Voce possente, emissione corretta, squillo, facilità negli acuti lo rendono più che una promessa una realtà. La principale virtù di questa produzione è la direzione di Thielemann che sembra avere concentrata in sé la profonda essenza del decadentismo straussiano, dispiegato con la trasparenza e l’eleganza che solo la Staatskapelle di Dresda può conferire. L’intrigante libretto di Hoffmannstahl viene realizzato dalla giovane regista Florentine Klepper che posiziona il primo atto sopra un tapis roulant che collega le porte comunicanti di alcune stanze d’albergo. Ma le sorprese non mancano negli atti seguenti dove gli influssi kitsch e sentimentali vengono astutamente scombinati. La grande scena finale fra i due protagonisti Fleming e Hampson è da sola una vera chicca teatrale e musicale. La regia video del celebre Brian Large non è al di sotto delle attese, anzi.   

Ratto dal Serraglio

domenica 26 febbraio 2012

Die Entfuhrung aus dem Serail è indubbiamente un titolo ostico per chi non conosca il tedesco. Anche se il capolavoro mozartiano non è fra i più popolari nel Belpaese come Don Giovanni o Le nozze di Figaro, vi sono in esso tali elementi da consigliarne l’ascolto a chiunque sia in grado di apprezzare la grande musica. Questo singspiel, ossia una commedia musicale con dialoghi parlati rappresentata ormai ovunque in sola lingua tedesca, contiene pagine che toccano il profondo del cuore. In questa ripresa in Bluray dal teatro Liceu di Barcellona del 2010 la regia del celebre Christof Loy, pur attualizzando l’ambientazione originale recupera interamente i dialoghi recitati che si possono seguire con i sottotitoli in diverse lingue . Loy cura la recitazione così da conferire una dimensione realmente teatrale. Konstanze e Blondchen, soggetti femminili abitualmente ritratti come soggetti passivi, diventano qui due vere protagoniste dimostrando di essere attratte in qualche modo dai loro stessi rapitori . In altre parole si superano i soliti clichés romantici per affrontare invece una introspezione psicologica nuova.  La direzione di Ivor Bolton è sufficientemente leggera, precisa e attenta alle esigenze del palcoscenico. Diana Damrau è una Konstanze drammatica e lirica più che spericolata sul versante coloratura. Più agile e perfetta nelle pirotecniche agilità è invece la Blondchen di Olga Peretyako. Un pò deludente è il Belmonte di Christoph Strehl che manca di nobiltà e distinzione belcantistica. Osmin è il valido Franz Josef Selig mentre Norbert Ernst un discreto Pedrillo. Christoph Quest impersona ottimamente Selim.

domenica 7 marzo 2010

L’equivoco stravagante è un dramma giocoso composto da Rossini nel 1811 (quindi a 18 anni). Il libretto in due atti su libretto di Giovanni Gasbarri presentato a Bologna, fu all’origine dell’oblio di questa divertente opera che anticipa i più famosi capolavori comici ben noti . Il motivo dell’oblio non fu questa volta come quasi sempre negli altri casi rossiniani il mutato gusto del pubblico o le difficoltà vocali insite nei ruoli ma piuttosto l’argomento del libretto assai scabroso per l’epoca assai lontani dalla solita commedia borghese tipici ad esempio del Barbiere di Siviglia o dell’Italiana in Algeri. Nella trama viene inserita infatti la “pruderie” del pubblico maschile per quelli che venivano al tempo definiti come “musici” ma erano in realtà i giovani castrati che abbigliandosi in modo femminile attiravano l’interesse del pubblico maschile. Il bello è che Rossini da vero uomo di teatro, riuscì ad accentuare musicalmente tale caratteristica. Oggi l’Equivoco è presentato nella nuova edizione critica dall’edizione critica della Fondazione Rossini. Purtroppo quasi sicuramente il libretto che ci è giunto a stato pesantemente tagliato dalla censura dell’epoca: alcune cronache riportano infatti come che nonostante la censura i cantanti continuavano ad utilizzare i testi censurati. Musicalmente i temi sono come sempre in Rossini vari e variati ed alcuni utilizzati anche in opere più tarde. Veniamo a quello che in inglese si definisce “plot” con una parola non troppo elegante. Ernestina figlia di Gamberotto, un ricco imprenditore del ramo alimentare, si innamora di uno squattrinato, Ermanno. Per far allontanare Buralicchio il ricco  fanfarone sostenuto da Gamberotto, gli si fa credere che Ernestina sia in realtà un castrato per meglio poter cantare. L’allestimento dello spagnolo Emilio Sagi, semplice ma efficace, trasferisce l’azione negli anni 70 fra quadri astratti Andy Warhol ed Ernestina non è appassionata di letture, libri e biblioteche ma, molto più semplicemente, di uomini. La recitazione dei protagonisti è assai accurata e precisa e la scena sul divano/separé è pepata comme il faut. Adeguati gli interpreti musicalmente ma anche scenicamente sia per caratteristiche fisiche come pure per valida presenza scenica. Convincono l’ambrato colore vocale della Ernestina di Marina Prudenskaja come pure la prorompente fisicità e la solida omogeneità vocale di Marco Vinco. Bruno De Simone soddisfa come sempre sia interpretazione come pure vocalità . Un po’in difficoltà negli acuti il tenore Dmitri Korchak. Umberto Benedetti Michelangeli dirige l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento con pertinenza stilistica ma non troppa originalità.

sabato 6 marzo 2010

L’ennesima edizione di Orfeo e Euridice dirà qualcuno. Ebbene sì, le grandi sfide sono sempre piaciute a Roberto Alagna uno fra i più celebri tenori in circolazione. Ultimamente per la verità un po’ in ombra dalle prime pagine dalle prime pagine delle cronache per diversi motivi. Il fratello del  grande tenore franco italiano classe 1963, David Alagna ( ma di sicuro l’ispiratore è Roberto) presenta qui una sua personale e sentita revisione dell’immortale capolavoro di Gluck . Fu infatti Orfeo e Euridice il dramma che segnò la cosiddetta riforma del teatro musicale nel 1774  a Parigi, tanto per cambiare. Furono cosi accantonate tutte le forme e gli stilemi barocchi per rappresentare la realtà e la verità dei sentimenti umani e non più le forme stereotipate del teatro barocco. In verità dell’originale versione di Gluck esistono diverse versioni sia autografe che rimaneggiate Questa firmata da Alagna nonostante una iniziale diffidenza con la quale anche noi stessi ci siamo trovati a fare i conti appare in realtà molto più tradizionale di quella apparsa ad esempio quest’estate al Festival di Martina Franca, a firma di Toni Cafiero,in cui ad esempio la parte principale era affidata a un controtenore. La regia di David Alagna, trasporta l’azione ai giorni nostri e la morte di Euridice è dovuta a un incidente stradale al quale Orfeo riesce a sopravvivere. La forza del suo amore è tale da permettergli di varcare il regno dei morti dove riesce a rivedere l’amata che non dovrà mai guardare direttamente in volto. Purtroppo la fragilità di Orfeo e l’insistenza di Euridice faranno ripiombare il giovane poeta nella morte. Il finale tragico è molto più credibile e attuale di quello lieto che Gluck, costretto dalle convenzioni dell’epoca, fu costretto a comporre. Certo il personaggio di Amore, originariamente un soprano, qui la Guida, è un baritono, un  becchino che ha il compito di trasportare il protagonista nel regno dei morti. I morti sono creature fluttuanti, spiriti addormentati senza né dolori né sofferenze. Il ruolo di Euridice pur essendo più acuto in questa versione di quanto sia nella versione originale, è drammaturgicamente più centrale in quanto ella stessa tiene i fili della delicata vicenda. Ciò che conta in definitiva al di là di ammettere chiaramente di aver agito effettivamente sulla drammaturgia, è anche il fatto che questa versione di David Alagna appare come un excursus culturale acuto e moderno in cui si vuole in particolare mettere l’accento sul coté più drammatico della celebre trama. In effetti ciò è tipicamente gluckiano in quanto si avvicina nettamente all’opera di svecchiamento dagli stereotipi barocchi come Gluck stesso operò. Roberto Alagna, vero tenore lirico è qui una vera icona interpretativa ; il suo Orfeo è sensuale, virile e tenero insieme. La sua padronanza della lingua francese in tutte le sue più intime sfumature, la perfetta pronuncia, la musicalità connaturata al senso profondo del canto, lo rendono insostituibile. La modernità e la spontaneità del suo canto mai artefatto rendono plausibile e utile un’operazione come questa. L’Orfeo di Alagna, che questo dvd ci consegna, non solo è una fra le sue migliori prove in tanti anni di carriera, ma è anche una sfida a quanti vorranno interpretarlo in questa versione. Il soprano Serena Gamberoni nel ruolo di Euridice si disimpegna professionalmente come pure Marc Barrard nel ruolo della Guida. Bella fotografia e regia video, una volta tanto in un teatro italiano di grande tradizione come il Comunale di Bologna, con la sua degna Orchestra diretta da Giampaolo Bisanti. Da non perdere.

Handel

martedì 18 dicembre 2007

Handel è fra i compositore operistici più prolifici avendo composto 42 opere senza contare tutti gli adattamenti di opere di altri compositori. Téseo non è certo fra le più note ma è un capolavoro in cinque atti del 1713 nel quale la freschezza e la varietà dell’ispirazione ci riconducono ai maggiori capolavori quali Orlando, Alcina o a tratti Giulio Cesare. L’unica aria conosciuta è “Sibilando, ululando…” cantata da Medea l’infelice e terribile protagonista femminile che dà l’impronta a quest’opera avvicinabile ad altre tre di argomento magico Orlando, Alcina, Amadigi, tutte con le loro scene di magia e stregoneria. Nell’allestimento del Festival Handel di Halle, risultato di una composita collaborazione di istituzioni musicali tedesche, si è pensato piuttosto a restituire una fedele dimensione musicale a questa partitura così trascurata ma piena di fascino sia nelle numerose scene tragiche come pure in quelle liriche o con sfumature comiche come era nello spirito del tempo. La scena è quella ridotta del teatro del Castello di Potsdam dove nel luglio 2004 la Lautten Compagney Berlin diretta da Wolgang Katschner con la regia dell’ex controtenore Axel Kohler si è generosamente impegnata. I re rivali Teseo ed Egeo erano i due validissimi controtenori, rispettivamente Jacek Laszczkowski e Martin Wolfel, mentre Medea era una imperiosa e toccante Maria Riccarda Wesseling e Sharon Rostorf-Zamir un‘ottima Agilea.Un cast omogeneo nel rendere musicalmente affascinante l’antico dramma euripideo musicato da Handel con tutti i crismi dell’opera barocca. Certo non dobbiamo cercare in quest’allestimento il tocco e il gusto contemporaneo o la zampata di certi registi internazionali. La dizione italiana è quasi sempre accurata anche se non troppo incisiva. Questo allestimento ha il sapore di un bell’artigianato fatto in casa senza quegli artifici scenici che siamo abituati a vedere un po’ dovunque.
L’accuratezza della preparazione musicale dei cantanti, dell’orchestra (rigorosamente con strumenti antichi) e del coro fanno sì che non solo i melomani ma anche gli estimatori della musica antica possano godere di questa musica a lungo dimenticata ma degna di essere conosciuta. A tale proposito questo DVD consente di sovrapporre la lettura della partitura a quella delle riprese sceniche. Meraviglie della moderna tecnologia elettronica. Un regalo per tutti i musicisti ma anche per chi non conosce la musica e può seguire con cura i testi delle arie.

Cenerentola

martedì 18 dicembre 2007

Vi sono interpretazioni che rimangono nella storia e che non si vorrebbero mai dimenticare. Fra queste la Cenerentola rossiniana nella messa in scena di Ponnelle diretta da Claudio Abbado rimane un caposaldo delle riletture in edizione critica. La presente edizione che non può certo essere paragonata per perfezione e accuratezza a quella realizzata molti anni fa dalla Deutsche Grammophone, è ricca di fascino e di spunti nuovi. Paul Curran regista fantasmagorico nel Trovatore di Bregenz si dimostra qui al Carlo Felice di Genova tradizionale metteur en scène, in grado di rispettare un’ambientazione tutto sommato quasi tradizionale. Certo l’azione viene spostata dal Settecento al 1912, alle soglie della prima guerra mondiale, con tutti i suoi problemi e i suoi conflitti sociali ma l’allestimento in piena art nouveau ha uno charme tipicamente francese curato in ogni particolare.
La direzione dell’affermato Renato Palumbo, si dimostra sempre brillante, accurata, scattante ma attenta alle esigenze dei cantanti. Sonia Ganassi è fra le più grandi cantanti dei nostri giorni e la sua interpretazione di Angelina non teme oggi confronti. Charmante, strepitosa nella vocalità precisissima nell’emissione mai sforzata, ha al suo fianco Antonino Siragusa specialista rossiniano dalla dizione e dal fraseggio autenticamente belcantisti. Che dire poi dell’irrefrenabile vena comica di Alfonso Antoniozzi e del fascino giovanile di Marco Vinco. Questi se deve ancora perfezionare alcuni aspetti vocali ben si discosta dai vetusti Dandini che siamo stati abituati a vedere. Scene di Pasquale Grossi e costumi di Zaira De Vincentiis, efficaci e eleganti. Come divertirsi con l’arte ai massimi livelli.

Boulevard Solitude

martedì 18 dicembre 2007

Boulevard Solitude di Hans Werner Henze è un valido esempio di teatro musicale contemporaneo. Opera in sette scene del 1952 su libretto di Grete Weil dalla celeberrima storia del Cavaliere des Grieux e di Manon Lescaut dell’abate Prévost, risente anche dell’influenza del grande film Sunset Boulevard di Billy Wilder. Non passa inosservato il fatto che Henze sia attratto dal movimento dei corpi al punto di sfruttarli quasi al punto di creare un vero e proprio balletto. La danza contemporanea che Henze vide già nel 1948 ad Amburgo lo colpì profondamente. Anche la dodecafonia pur essendo largamente presente in quest’opera viene perfettamente armonizzata con la tonalità in un equilibrio non facile a riscontrarsi in altre partiture dell’epoca. La tonalità rappresenta il vecchio mondo decadente mentre la dodecafonia sembra voler suggerire il “moderno” come sfuggente proposizione di nuova vita e civiltà. Henze trova così un modo personale di proporre il moderno e l’antico, come pure di farci percepire un po’ la danza come canto e il canto come danza.
Personaggio centrale è Armando, personaggio tormentato e introspettivo, al posto di Manon invece scatenata e priva di cervello. Sotto questo aspetto sono innegabili gli influssi dell’esistenzialismo di Sartre e di Genet come pure di Juliette Gréco, vera musa ispiratrice della grande solitudine.
La presente edizione firmata di Nikolaus Lehnhoff rappresentata al Liceu di Barcellona nel 2007, pur essendo stata creata già nel 2001 per il Covent Garden appare in questo video come nuova fiammante. La Grande hall di una stazione che fa da punto di congiunzione per le diverse scene dell’opera è quanto di più moderno ci sia per raccontare il dramma dell’incomunicabilità. Vi sono lievi differenze rispetto al canovaccio originale. Armando in seguito a una delle delusioni arrecate da Manon, cade nelle trappole della droga e nel finale Armando non vede morire Manon ma la vede portare in prigione. Questa produzione ha riscosso diversi apprezzamenti da parte della critica internazionale anche se il cast delle riprese di Barcellona è completamento diverso da quello originale, se non fosse per il tenore svedese Par Lindskog.
Trattasi comunque di cantanti specializzati nel repertorio contemporaneo a partire da Laura Aikin, spesso Lulu di Berg e di Tom Fox anch’egli interprete delle opere di Berg oltre che in possesso di un notevole phisique du role.
Zoltan Pesko è dal suo canto un direttore attento e sensibile alle esigenze di una partitura raffinata ed elegante. Un allestimento ideale per avvicinarsi all’opera contemporanea.